Descrizione
AlpinismoIl Monte Pelmo fa parte del gruppo delle Dolomiti di Zoldo, decidiamo di salirlo partendo dal Passo Staulanza (1766mt).
Imbocchiamo il sentiero 472 che aggira in senso antiorario la base del monte attraverso un bel sentiero, inizialmente nel bosco che poi lascia spazio ad una vegetazione composta da una moltitudine di pini mughi.
In circa 1.45h tra sali scendi raggiungiamo il Rifugio Venezia (1947mt), dove pernottiamo.
Il giorno seguente verso le 5:00 ci incamminiamo sul sentiero 480 e, attraverso pini mughi, in circa 15 minuti raggiungiamo “l’attacco” alla parete rocciosa, segnato con una scritta rossa sulla roccia.
Raggiungiamo così la parte più complicatadell’ascesa: la cengia di Ball. Lunga circa 1 km, la cengia si presenta come un sentiero largo da 50 centimetri ad 1 metro massimo che attraversa orizzontalmente le parete sud del Pelmo. Non presenta possibilità di una assicurazione costante: sono però presenti alcuni anelli in cui poter fare sicura e, in alcuni punti, qualche corda fissa posizionata dal rifugista, come nel famoso e molto esposto Passo del Gatto.
Superata la cengia in circa 40 minuti, il sentiero svolta a destra fino a immettersi nel ghiaione centrale, attraverso vari ometti. Ora la salita è uno zig-zag tra roccette, gradoni, salti di roccia, fino ad arrivare al nevaio del Pelmo.
Noi di neve non ne abbiamo trovata, solo qualche traccia nei punti più in ombra. Gli ometti ci portano verso sinistra fino a raggiungere la cresta ovest.
Percorsa la cresta affrontiamo un ultimo passaggio aereo superando una roccia ed in cinque minuti siamo nei pressi della croce di vetta (3168mt, 3.45h dal rifugio).
Scendiamo per lo stesso percorso.
Scheda tecnica
09/08/2025
Passo Staulanza, Val di Zoldo (BL)
3168mt
F
(Vai a legenda)1400mt
Salita: 6.00h
Totale: 10.00h
(1.45h da Staulanza al Rifugio Venezia; 3.45h dal rifugio alla cima; 4.00h discesa)
Casco, corda, rinvii e kit da ferrata.
NicolaFilippo
Note
Salita abbastanza impegnativa dal punto di vista fisico e mentale, la cengia di Ball si deve percorrere due volte, in salita ed in discesa: bisogna portare quindi parecchia attenzione e pesare bene i passi senza avere fretta (questo è proprio "freddo per il letto!"). Noi l'abbiamo affrontata con l'imbragatura ed il kit da ferrata così da poterci assicurare alle corde laddove presenti, parecchi alpinisti procedevano in conserva utilizzando gli anelli lungo la parete. Il rientro dalla cengia è risultato lungo e frammentato perché abbiamo incontrato molte persone salire anche dopo mezzogiorno e in due non si passa. Superata la cengia tutto rientra nella norma. Il sentiero è disseminato di parecchi ometti, ma il percorso non è sempre obbligato, soprattutto negli ampi pietrai/ghiaioni che si trovano fin sotto la cresta. Raggiunta la vetta, il panorama attorno è superlativo. Prima di raggiungere la cresta si passa vicino ad un nuovissimo bivacco installato nel 2024, in ricordo di Alberto Bonafede e Aldo Giustina, due guide del soccorso alpino. Non veniamo spesso in questa zona a camminare, data la distanza che ci separa dalla bassa bresciana, ma è sempre magnifico poter godere di questa bellezza, almeno per un paio di giorni, con scorci che solo le Dolomiti sanno offrire.