Descrizione
AlpinismoDa Pinzolo, imbocchiamo la lunga Val Genova, passando davanti alle splendide cascate Nardis e proseguiamo fino al parcheggio di Malga Bedole, nell'alta valle (1584mt). Il posteggio è a pagamento e prenotabile online su sito book.pnab.it/it/prenota-parcheggio/val-genova/alta-valle.
I° giorno
Ci incamminiamo sulla strada sterrata e in 15 minuti arriviamo al Rifugio Collini al Bedole (1641mt). Seguiamo i cartelli CAI 241 per il Rifugio Lobbia Alta, la nostra meta di giornata, e superato un ponte entriamo nel bosco. Dopo circa 0.30h ci lasciamo sulla sinistra l'abbandonata Malga Matarot Bassa (1790mt) e, oltrepassato un altro ponticello di legno sul Rio Matarot, iniziamo a salire più ripidamente. Questo tratto presenta tratti molto scivolosi su pietre lisce, e procediamo con cautela. Davanti a noi possiamo già ammirare la grande cascata alimentata dello scioglimento della Vedretta della Lobbia. Alla sua destra la parete di granito che dobbiamo risalire.
Il Sentiero del Matarot ha inizio circa a quota 2250mt ed è segnalato da un targa. Consiste in 28 brevi tratti attrezzati (sono presenti le targhette numerate) che permettono di superare agevolmente i 200 metri di dislivello, tra placconate e roccette. Noi indossiamo il kit, anche se non c'è mai veramente la necessità di assicurarsi: ma in montagna sempre meglio avere una protezione a portata di mano.
Al termine della ferrata, ci fermiamo per una pausa nei pressi del laghetto proprio all'inizio della vedretta (2700mt, 4.00h dalla parcheggio). Poi continuiamo sui grandi blocchi di granito e pietraie, a fatica, seguendo segni e ometti sparsi qua e là fino al Passo della Lobbia Alta (3022mt). L'altare, posato per la visita di Papa Giovanni Paolo II nel 1984, ci ricorda l'attaccamento del pontefice per queste splendide montagne sulle quali veniva a sciare e a pregare (www.freddoperilletto.it/blog/preghiera-tra-i-ghiacci).
Sostiamo un po' al passo per goderci il panorama e individuare il percorso del giorno seguente. Arrivati al Rifugio Lobbia Alta, 10 minuti dal passo, ci attendono la meritate birrette, spiaggiati sul panoramico balcone. Le fatiche della salita sono già sparite.
Sistemati nella comoda camera a 2 posti, ceniamo e poi subito a dormire.
II° giorno
Nonostante qualche problema legato alla quota, dormiamo bene e, belli riposati, alle 6.30 siamo in marcia. Seguendo le preziose indicazioni dei rifugisti, giunti al passo, stiamo il più possibile verso il centro della vedretta. Meglio stare lontano dalla parete che scarica in continuazione pietre. Ci leghiamo e, indossati i ramponi per poco tempo, risaliamo quel che resta della Vedretta della Lobbia Alta. Puntiamo al canalino attrezzato con corda e staffe che ci consente di guadagnare la cresta. Attenzione: a stagione inoltrata, quando non c'è più neve, questo salto è verticale. Noi rimaniamo legati e ci proteggiamo con qualche rinvio. In alternativa si può usare il kit da ferrata. Una volta in cresta, sempre ampia su massi, manca poco per arrivare alla grande croce di granito della vetta, la Punta Giovanni Paolo II (3307mt, 1.30h dal rifugio).
Foto di rito e proseguiamo in cresta, seguendo gli ometti. Incontriamo qualche passaggio esposto, ma sempre ben attrezzato con staffe e spit, da superare con attenzione e qualche protezione. In circa 0.30h dalla croce, raggiungiamo il Cannone di Cresta Croce soprannominato "ippopotamo" per via delle sue dimensioni e simbolo della guerra combattuta su queste cime.
Iniziamo la lunga discesa, continuando la cresta fino al Passo Croce (3250mt, 0.30h dal cannone). Indossiamo nuovamente i ramponi e cominciamo a scendere sulla Vedretta del Mandrone, in un labirinto di crepacci che ci costringono a cambiare direzione più di una volta. Anche qui, stiamo lontano dalle pareti che scaricano massi e pietre, ma senza dirigerci al centro del ghiacciaio. Circa in corrispondenza del rifugio, le pendenze diminuiscono e il ghiacciaio appare più compatto. Dopo 2.30h dal passo, siamo alla fine del ghiacciaio (2500mt circa).
Mentre ci togliamo tutta l'attrezzatura, commentiamo con sgomento lo stato di sofferenza del Mandrone: metri di profondità per chilometri di larghezza di ghiaccio ormai sparito. E tutto negli ultimi 10-15 anni.
Per oltrepassare la valle, in direzione Rifugio Mandron - Città di Trento, è stato installato un grande ponte di metallo, laddove prima si transitava interamente sul ghiacciaio. Stanchi e affamati, ci concediamo un pranzo al rifugio (2449mt, 1.30h dalla fine del ghiacciaio).
Ripartiamo sul sentiero 212 e, dopo aver visitato il Centro Studi Julius Payer, scendiamo a zig-zag nel bosco fino al Rifugio Bedole e quindi alla macchina (2.00h dal Rifugio Mandron).
Scheda tecnica
10/09/2023
Malga Bedole - Val Genova, Spiazzo (TN)
3307mt
PD (II)
(Vai a legenda)1750mt
Salita: 7.30h
Totale: 14.00h
(5.30h il primo giorno; 2.00h dal rifugio al cannone; 6.30h dal cannone al parcheggio)
Piccozza, ramponi, caschetto, corda, imbrago, kit ferrata
FrancescoMatteo
Note
L'uscita è stupenda, una due giorni immersi nel parco dell'Adamello. Il sentiero del Matarot non presenta difficoltà ma è molto faticoso per la sua lunghezza e il dislivello. Il kit da ferrata non è indispensabile, valutate bene in base al livello di esperienza. Il Rifugio Lobbia Alta è uno di quei rifugi in cui un amante della montagna deve andare almeno una volta: il panorama sul ghiacciaio dell'Adamello è impressionante e rifugisti sono ospitali e sempre disponibili per qualsiasi consiglio. Per la salita a Cresta Croce, prestare attenzione al canalino attrezzato, un salto che negli anni è stato attrezzato anche con corde. I crepacci del Mandrone non sono così estesi, si trova sempre la via per aggirarli. Il pericolo viene caso mai dalle scariche di pietre dalle pareti circostanti, sempre meno unite dal ghiaccio che non c'è più.
Traccia
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